Aspettando Godot

Vorrei che il tempo mi aspettase.
Mi ritrovo a rincorrerlo senza mai raggiungerlo.
Va più veloce della mia vita, che è già di per se super veloce.
Penso domani farò questo o quello,

Andrò a vivere al mare, oppure andrò a vivere in montagna, per vedere la neve che scende in inverno da una finestra vicino ad un camino acceso.
Ma un momento dopo, vorrei andare a vivere ad Ibiza e bere sangria e mangiare paella ogni due per quattro, al chiringuito di turno.
Vorrei anche diventare nonna, e se poi mi piace fare la nonna non posso trasferirmi proprio da nessuna parte.
E poi c’è la cagnolina non potrei mai lasciarla.
Che faccio quindi?
Sensa di lei non potrei vivere.

Trovo assurdo che tanti di noi riuscirebbero a vivere lontani anche dai famigliari e non dal proprio animale.

Intanto aspetto, vivo, insegno, mangio, non prego, amo, scrivo, faccio foto.
Mi viene in mente l’opera di Samuel Beckett “Aspettando Godot” .

Il teatro dell’attesa, dove l’autore evidenziava la frustrazione ed il fallimento di “muoversi” nel tentativo di cambiare la sua posizione.
Il protagonista aspettava tutti i giorni Godot, ma quest’ultimo non arrivava mai.

Fino alla fine descritta terribilmente bene, in una canzone dei miei tempi di Claudio Lolli, in cui descrive il protagonista nell’estremo gesto di lasciarsi cadere nel vuoto, ma mentre vola giù si girò per vedere se nel  frattempo Godot era  arrivato.

Morale: possiamo vivere anche senza Godot perché appunto non sempre arriva! Anzi…

Come?

Cercando di trovare pace in se stessi e in ciò che si fa.
Adoro le mie vecchie letture e le  vecchie canzoni, dei giovani cantautori di quando ero ragazza.

Saluti cari.👋

Con affetto.💖

T&C

 

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